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Assoporti, Federagenti, Fedespedi in convegno a Roma

 Sulle banchine dei porti un tesoro da 50 miliardi - In dieci mosse la partita della vita, e non solo per i porti e la logistica, ma per l’intero sistema Italia che ancora oggi non riesce a comprendere che senza un recupero sostanziale di efficienza su questo fronte, più d’ogni altro costretto a confrontarsi con le sfide della globalizzazione e di un nuovo ordine dell’interscambio mondiale, non esistono possibilità di rilancio per il paese.

 Questo il messaggio scaturito oggi dal convegno organizzato a Roma da Assoporti, Federagenti e Fedespedi che hanno affidato al gruppo Ambrosetti, The European House,  il compito di tracciare un quadro aggiornato delle problematiche esistenti e  dei fattori che continuano, cronicamente, a condizionare la competitività del sistema logistico e portuale del paese. Fattori che si chiamano inadeguatezza infrastrutturale, mancato riconoscimento del ruolo, peso esorbitante della burocrazia, visione ragionieristica della politica economica del paese.

Piero Lazzeri
E’ toccato ai tre presidenti delle associazioni che raggruppano i porti (Assoporti), gli interessi delle navi (Federagenti) e quelli della merce (Fedespedi), tracciare un quadro crudo e inquietante del settore, costretto anche a incassare ulteriori elementi di delusione sia nei contenuti del decreto del fare, sia nei nuovi provvedimenti in tema di semplificazione burocratica.

Michele Pappalardo
Piero Lazzeri, presidente di Fedespedi, ha sottolineato come portualità e logistica possano essere volano per crescita economica, occupazione e competitività del paese.
 Michele Pappalardo, presidente di Federagenti, ha rimarcato con forza l’esigenza di lanciare una grande operazione trasparenza, per far comprendere all’opinione pubblica ciò che il Palazzo continua a non capire, ovvero l’utilità e il ruolo strategico del comparto marittimo.

Luigi Merlo
Per Luigi Merlo, presidente di Assoporti, è necessario “contaminare il paese sulle priorità logistiche”, chiudendo una stagione di autoreferenzialità, riformando i modelli di rappresentatività del cluster marittimo (in primis la Federazione del mare), lanciando una proposta concreta che passa attraverso un ritorno della politica su questi temi e l’abbandono di una visione ragionieristica della gestione del paese, che equivale a un suicidio.

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