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Crescita economica? Dipende dall’export ‘complesso’



Secondo i fisici dell’Istituto dei sistemi complessi del Cnr, conviene scommettere sulle nazioni che hanno saputo diversificare il loro paniere con prodotti sofisticati o high tech, ma ancora non hanno
incassato i proventi generati. Secondo le previsioni della ricerca uscita sulla rivista Plos One, Cina e India continueranno a crescere raggiungendo i 26 trilioni di dollari nel 2022, Senegal, Kenya, Madagascar, Uganda e Tanzania stanno uscendo dalla paralisi economica, Nigeria e Repubblica Democratica del Congo ci potrebbero finire presto.

Che cosa trasforma una nazione povera in una nazione ricca? Secondo i fisici dell’Istituto dei sistemi complessi del Consiglio nazionale delle ricerche (Isc-Cnr) di Roma, le nazioni sul cui futuro economico conviene scommettere sono quelle che nell’ultima ventina d’anni hanno saputo arricchire il paniere del loro export con prodotti complessi, cioè sofisticati o high tech, ma ancora non hanno incassato tutti i proventi generati da tale diversificazione delle merci. Questo nuovo metodo potrebbe consentire di prevedere la crescita del Prodotto interno lordo (Pil) di ogni nazione del mondo. Lo studio, condotto assieme all’Università di Roma La Sapienza, si intitola ‘Previsioni in economia: la dinamica eterogenea di economic complexity’ ed è uscito sulla rivista Plos One.

“I paesi che continueranno a crescere per almeno un altro decennio sono quelli che hanno accumulato un bonus di competitività sul mercato globale che ancora non si è tradotto in un proporzionale aumento di Pil”, sostiene Luciano Pietronero dell’Isc-Cnr che ha coordinato i ricercatori. “Il metodo mostra come alcuni paesi, che secondo visioni economiche più tradizionali si ritiene siano finiti nella paralisi economica, potrebbero invece esserne già fuori e vantare un’economia in crescita. Secondo le nostre previsioni, Cina e India continueranno a crescere stabilmente per almeno altri 10 anni, raggiungendo un Pil totale di 26 trilioni di dollari nel 2022. Nel continente africano, Senegal, Kenya, Madagascar, Uganda e Tanzania potrebbero ripercorrere le orme delle ‘Tigri Asiatiche’, mentre il Sudafrica rischia di essere invischiata nella ‘middle-income trap’ e Nigeria e Repubblica Democratica del Congo potrebbero finire nella ‘poverty trap’”.

Il metodo ‘selective predictability scheme’, in controtendenza rispetto alle previsioni economiche standard, si basa sul confronto tra il valore monetario di una nazione (Pil pro capite) e la capacità del suo sistema produttivo di innovare e diversificarsi a partire dalle esportazioni globali (Fitness). “L’evoluzione e la competitività tra il 1995 e il 2010, misurate in tal modo, ci permettono di prevedere che le nazioni che cresceranno di più nel prossimo decennio sono quelle che hanno aumentato la loro Fitness prima che il Pil, accedendo così a mercati sempre più esclusivi e remunerativi”, spiegano Matthieu Cristelli e Andrea Tacchella dell’Isc-Cnr, coautori dello studio. “Il loro Pil, prima basso se paragonato alla Fitness, ha così iniziato a crescere e che continuerà a farlo per altri dieci anni”.

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