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Schengen all’origine del crack autotrasporto italiano


23 gennaio 2016 - Sospendere o abolire Schengen? Per l’autotrasporto è, comunque, ormai troppo tardi. I danni che l’apertura delle frontiere, sventolata e propagandata come la grande opportunità di libera circolazione delle merci in Europa, ha provocato, sono ormai tanto evidenti quanto consolidati: in tredici anni, sono state annientate 110.000 mila partite iva collegate alle attività di autotrasporto e 300 mila fra addetti e lavoratori hanno dovuto cercare soluzioni occupazionali alternative.

Questo – afferma con forza Maurizio Longo, segretario generale di Trasportounito - è stato il risultato di Schengen e del mix negativo di paradossi politici e scelte inadeguate. La mancata armonizzazione fiscale e normativa, un mercato cannibalizzato da operatori low cost e spesso “fuori-legge” con vittime predestinate le imprese dei paesi piú sviluppati, la totale incapacità di porre in essere un sistema di controlli che proteggesse le aziende sane... Sono – secondo Trasportounito – solo alcune fra le piú evidenti cause del fallimento di Schengen e della politica europea nel trasporto su gomma.
“Oggi – conclude Longo - tornare a parlare di Schengen per l'autotrasporto italiano equivale a chiudere la stalla quando i buoi che sono ormai usciti. Un dato per tutti: il 30% dei lavoratori dell’autotrasporto italiano provengono dall’est europeo”.

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