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Porto di Trieste, flessibilità e nuovi investimenti


29 ottobre 2016 - “Sì, a Trieste vale la pena investire. Per farlo però c’è necessità anche di chiarezza della burocrazia: ci deve essere un’Autorità sovraordinata alle altre, che non può essere che l’AdSP, per coordinare le altre ed attuare quanto necessario al sostegno ed allo sviluppo dei traffici.

Altrettanto è necessaria la collaborazione e la determinazione di tutte le categorie portuali che devono lavorare sinergicamente per mantenere qualità, affidabilità e competitività delle attività offerte dal Porto di Trieste tramite i suoi operatori”. Queste le conclusioni tratte dal presidente del Propeller Club di Trieste, Fabrizio Zerbini, al termine della serata conviviale che ha visto svilupparsi un interessante dibattito su Egitto, Turchia, Israele ed i traffici con l'Adriatico, in relazione alla situazione di instabilità socio-economica in Medio Oriente.

La serata è stata aperta da un'esemplare sintesi del professor Stefano Pilotto (docente di Storia delle relazioni internazionali al MIB di Trieste), che ha ripercorso i tratti della crisi economica globale “nata in USA e esportata in Europa”, spiegando le “primavere arabe” e definendo un quadro desolante delle sofferenze europee e dell'impasse nel processo di integrazione. “Il Porto di Trieste ha un Piano di sviluppo con nuovi spazi a disposizione. Ma ne varrà la pena, ci saranno nuovi traffici”? ha chiesto in modo provocatorio il professor Pilotto, secondo il quale il Medio Oriente sarà strategico in questa fase di sviluppo.

Le risposte, oltre che dalle conclusioni del presidente Zerbini, sono arrivate dal Segretario generale dell'Autorità di sistema portuale dell'Adriatico Orientale (ex Autorità portuale di Trieste), Mario Sommariva.
“La situazione, con la crisi della democrazia stessa come rappresentanza e gestione del potere politico, è terribile, ma il Porto di Trieste – ha spiegato Sommariva - può giocarsi molte carte in prospettiva, tra le quali quella dell'internazionalità, della polifunzionalità di traffico e della complementarietà con Monfalcone”. 
In precedenza erano intervenuti, portando casi specifici riferiti alle aziende, Sabrina Falceri (responsabile linea traffici IntraMediterraneo di Evergreen), Francesco Parisi (presidente EMT) e Stefano Visintin (presidente Associazione Spedizionieri FVG).
“In Egitto il crollo dei traffici è iniziato dal 2011 e il raddoppio del canale di Suez – ha spiegato Falceri - non ha portato i risultati sperati. In Turchia pare che il tentato golpe non abbia portato conseguenze, il Libano, invece, convive da lunghi anni con una situazione di guerra, ma è riuscito a rafforzare il “canale Beirut” verso la Siria, che ha azzerato le importazioni attraverso i suoi porti. La Libia, infine, ha registrato un calo di traffico fortissimo per Evergreen, ma ci sono enormi potenzialità”.

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