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InRail è una delle poche imprese ferroviarie cargo totalmente italiane proiettate verso una dimensione internazionale della propria attività. Con sede operativa a Udine, guarda decisamente ad Est ed entro l'estate di quest'anno riceverà il certificato di sicurezza per operare sull'intera rete delle Ferrovie Slovene, attività che è già iniziata con alcuni servizi soprattutto su Nova Gorica.

L'impresa è parte di un network di società che offrono al mercato un gamma completa di servizi specializzati: nel trasporto ferroviario, dove ad InRail si affianca FuoriMuro, nella manovra ferroviaria con la società Traction&Service, ma anche nella logistica e nell'innovazione tecnologica con i.log e metrocargo italia srl. Completano il panorama, il Centro di Formazione Professionale SerForm e i servizi di supporto e manutenzione MaReSer e Officine di Arquata recentemente rilevate e in via di rilancio.

Una galassia di attività che sottolinea l'approccio globale al mercato e la flessibilità operativa che caratterizzano anche l'attività di InRail. Guido Porta, uno dei soci fondatori spiega:
«InRail è la prima impresa ferroviaria nata in questo network di aziende specializzate nel trasporto e nella logistica. FuoriMuro è sucessiva. E' il frutto di un progetto sviluppato con Inter-rail Spa l'operatore logistico creato in Friuli Venezia Giulia dalle società Fantoni Spa e Acciaierie Bertoli Safau (ABS) che fanno capo al Gruppo Danieli. Quando siamo nati abbiamo avuto l'opportunità di avere Friulia, la finanziaria regionale, come socio al 35%. Passati i cinque anni previsti, dalla scorsa estate, la partecipazione pubblica, che ha svolto il ruolo di facilitatore nella fase di start up, è cessata e quindi i soci privati hanno riacquistato le quote. Oggi le quote societarie sono detenute per il 63% da Tenor (la società che rappresenta me e gli altri due colleghi fondatori) e per il 37% da Inter-rail».
 Il rapporto tra i soci non è solo finanziario ma anche operativo.
«Si, con Inter-rail abbiamo un accordo di esclusiva reciproca - spiega Porta - per cui noi lavoriamo solo con loro per le tipologie di merci di loro interesse, e viceversa loro utilizzano solo noi come impresa ferroviaria. Naturalmente questo accordo reciproco vale per determinate tipologie di merci e specifiche aree geografiche: per il resto ognuno si muove liberamente. Oggi la nostra attività è al 50% con Inter-rail e al 50% sul mercato». 
In questi cinque anni InRail è cresciuta parecchio grazie ad una oculata politica commerciale e a importanti investimenti in materiale rotabile.
 «Prima di essere davvero operativi, abbiamo studiato il progetto per un paio d'anni - racconta ancora Porta - poi abbiamo ottenuto tutte le autorizzazioni e certificazioni necessarie. Adesso, dopo cinque anni abbiamo chiuso il 2014 con circa 18 milioni di euro di fatturato e siamo una azienda con 82 dipendenti. I traffici che gestiamo riguardano soprattutto rottami e legname per quanto riguarda l'attività con Inter-rail, mentre per il resto è molto importante il trasporto di cereali dall'Est Europa. Abbiamo anche convogli di auto e oli combustibili, mentre facciamo poco intermodale, almeno per ora. Bisognerà vedere i piani di sviluppo del Porto di Trieste, e le politiche che l'Autorità Portuale attuerà in tema di finanziamenti, insieme alla Regione. Oggi come oggi, visto che molti traffici da e per Trieste sono gestiti da società di matrice tedesca come Kombiverkehr, e che il confine è a pochi chilometri dal porto è naturale che tendano ad utilizzare società che gravitano nel loro ambito». 
Le principali direttrici interessate dai traffici sia in ingresso che in uscita, sono oggi Tarvisio Boscoverde, Villa Opicina e Nova Gorica. Da qui i convogli raggiungono i terminal di Udine, Osoppo, Pordenone, San Giorgio di Nogaro, Piacenza, Cavatigozzi nei pressi di Cremona, San Pietro in Gù nel vicentino, Portogruaro, Cava Manara e Poggio Rusco. Mediamente sono un centinaio i convogli operati a settimana, grazie ad un parco trazione di tutto rispetto.
 «Abbiamo otto locomotive elettriche Siemens completamente interoperabili, quattro in proprietà e 4 a noleggio tramite MRCE, alle quali aggiungiamo quattro locomotori diesel G1000 di costruzione Vossloh. Grazie a questi mezzi possiamo operare sulle reti estere - racconta Porta - Già oggi abbiamo un convoglio regolare che arriva a Nova Gorica, dove abbiamo un nostro ufficio, attraverso la linea a profilo C3 che collega la città slovena alla parte italiana. Qui il binario non è elettrificato e usiamo un locomotore diesel in totale autonomia operativa. Ma entro l'estate avremo il certificato di sicurezza per l'intera rete slovena. Siamo già oggi l'unica impresa ferroviaria italiana ad operare in Slovenia, fra qualche mese saremo anche i primi a poter circolare su tutta la loro rete. L'obiettivo è quello di andare a “prendere” i convogli al confine con la Croazia. Questo permetterà un ottimizzazione del servizio perché il tratto italiano delle relazioni che gestiamo è abbastanza breve e quindi non è ideale da un punto di vista dell'efficienza complessiva. Poi vedremo come si svilupperanno i rapporti con le ferrovie slovene. Certamente il nostro obiettivo è quello di rafforzare la nostra rete commerciale verso i Paesi dell'Eest Europa con uffici dedicati, altrimenti saremo sempre alle dipendenze di chi trova il traffico. Dobbiamo essere noi che ci proponiamo come MTO e gestiamo l'intera filiera del trasporto. Il 2015 comunque sarà l'anno dedicato all'espansione in Slovenia dove abbiamo aperto una nostra filiale». 

In Italia intanto InRail lavora a rafforzare la propria posizione puntando sulla qualità dei servizi e guarda con interesse e attenzione alle novità normative che entro la fine dell'anno porteranno ad una ridefinizione dei criteri per la determinazione dei canoni di accesso per l'utilizzo delle infrastrutture ferroviarie.
«Sicuramente l'infrastruttura ferroviaria è in Italia ancora abbastanza chiusa - commenta Guido Porta - basta vedere cosa accade per i servizi di manovra, ma nel nostro caso noi riusciamo ad andare praticamente dappertutto. Con i treni di cereali ad esempio sono circa 15 i terminal che serviamo in Nord Italia. La ferrovia rispetto alla gomma ha comunque delle rigidità maggiori e noi puntiamo proprio sulla flessibilità della nostra offerta per soddisfare i clienti. Faccio un esempio: i convogli che arrivano dai Paesi dell'Est hanno talvolta dei ritardi importanti nell'ordine di uno o due giorni. Noi riusciamo a riprogrammare in tempo reale la nostra attività in modo da terminalizzarli in Italia senza ulteriori ritardi. Certo tutto questo ha un costo ma è apprezzato, visto che i nostri concorrenti fanno molta più fatica ad essere disponibili con preavvisi così brevi». 
Sul fronte delle novità normative Porta spera che le nuove norme possano contribuire a risolvere i problemi che affliggono tutte le imprese ferroviarie private, specie per quanto riguarda i servizi accessori, poco conosciuti al di fuori della cerchia di addetti ai lavori, ma fondamentali per la gestione delle imprese.
«Un esempio è quello delle officine - spiega Porta - che non sono quasi disponibili per le attività di manutenzione. I costruttori di materiale rotabile non hanno propri impianti dove svolgere le attività di manutenzione corrente e periodica sui rotabili che ci hanno venduto o noleggiato. Ci sarebbe bisogno di spazi, capannoni o officine da utilizzare, ovviamente in affitto, per ospitare queste attività. Oggi le mie locomotive, per la manutenzione, devono andare all'estero, e sono 800 km ogni volta con costi e tempi molto importanti.
La logica vorrebbe che l'officina fosse vicino alle località di partenza e arrivo dei convogli. Anche per questo ci siamo decisi ad acquisire la Officine di Arquata, rilevando il ramo d'azienda dal fallimento della precedente gestione. Abbiamo riassunto sei persone, ma l'attività dovrebbe aumentare. A regime i dipendenti erano circa una trentina. Ad Arquata contiamo di fare almeno parte della manutenzione dei nostri rotabili e di offrire servizi anche ad altre imprese ferroviarie». 
Una iniziativa proiettata al futuro che si affianca a un'altra attività particolare avviata da InRail.
«Abbiamo ottenuto l'autorizzazione ad effettuare i test in linea sulla Rete Ferroviaria Italiana in qualità di vettore per l'omologazione delle nuove locomotive Vectron della Siemens. E' la prima volta che questa attività viene svolta da una impresa fuori dal mondo FS. Mettiamo a disposizione i macchinisti, gli istruttori e la locomotiva di scorta. Abbiamo effettuato test in linea sulle linee di valico in Appennino e in queste settimane ci muoviamo nella zona di Padova. Le due Vectron probabilmente saranno inserite nel parco rotabile di FuoriMuro». 

 Franco Tanel

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